| |
|
|
San
Paolo della Croce
fondatore
dei passionisti
Scheda
cronologica e spirituale della sua vita
|
3 gennaio 1694
- Paolo Danei nasce a Ovada (Al) da
Luchino ed Anna Maria Massari,
secondogenito di una famiglia di 16
figli. Il 6 gennaio, al battesimo riceve
il nome di Paolo Francesco.
1713 - La vita di Paolo ha una
svolta fondamentale. E' una specie di
rinascita e conversione spirituale: si
impegna in un servizio totale a Dio
1717 - 1720
Lungo periodo di grandi illuminazioni spirituali.
22 novembre 1720
- 1 gennaio 1721 Alla sera del
22 novembre 1720, nella cappella
dell'Episcopio di Alessandria, il vescovo
Mons. Francesco Maria Arboreo di
Gattinara lo riveste della tunica di
penitenza. Paolo, il 23 novembre, si
ritira in un piccolo locale annesso alla
sacrestia della chiesa di S. Carlo in
Castellazzo. In questa cella Paolo scrive
la prima Regola (2/7 dicembre 1720) e il
Diario, testo di altissima mistica.
Questa esperienza spirituale e mistica
dei 40 giorni, è detta "Castellazzo".
1721
- Alla fine di agosto Paolo parte per
Roma per ottenere l'approvazione della
nuova congregazione. L'8 settembre
approda per la prima volta al Monte
Argentario, del quale rimane incantato.
Giunto a Roma, non gli è permesso
parlare con il papa, allora si reca a S.
Maria Maggiore dove, nella cappella
" Salus Populi romani",
emette il voto di propagare la memoria
della passione.
1721
- Vestizione di suo fratello Giovanni
Battista, il 28 novembre. Prime
esperienze di vita solitario a
Castellazzo: a S. Trinità da Lungi e a
S. Stefano. Nella quaresima 1722 si
impegna nella catechesi e nell'annuncio
della Passione con grande frutto.
1737 - Il
14 settembre viene inaugurato il primo ritiro della
Congregazione dedicato alla Presentazione di Maria al tempio, in
ricordo della sua definitiva consacrazione a Dio (21 nov. 1720).
La prima pietra era stata posta il 4 marzo del 1733.
1741
-Il
papa Benedetto XIV, il 15 maggio, approva
la prima volta il testo delle Regole
della
|
|
Congregazione Passionista. Paolo Danei, l'11 giugno, emette la
sua professione e prende il nome di Paolo della Croce.
1744 - 1761
- Periodo di espansione della Congregazione con la
fondazione dei ritiri di Vetralla, S. Eutizio (Vt), S. Sosio,
Ceccano e Paliano (Fr), e altri; ma anche periodo di difficoltà e
di crisi. La Congregazione con l'aiuto di P. Marcaurelio e di P.
Fulgenzio si dà una linea formativa incentrata in una profonda
umanità, in un distacco totale, nello stare alla presenza di Dio
e nel partecipare alla Passione di Cristo e dei fratelli.
Per assicurare una migliore formazione ai novizi Paolo, il 16
luglio 1761, fonda il ritiro di S. Giuseppe al Monte Argentario.
1762 -
Paolo scrive il piccolo trattato de la "Morte Mistica",
con l'intenzione di guidarte le anime alla piena partecipazione
della Passione di Cristo, scopo della sequela e vertice della
santità.
1768 - Nella
settimana santa vuol fare l'adorazione di 24 ore davanti al
sepolcro. E' in quell'intensissima adorazione che il Signore gli
imprime fisicamente sul cuore gli strumenti della Passione: si
tratta di una stigmatizzazione particolare "con un misto di
eccessivo amore e di eccessivo dolore"
Poco dopo questa esperienza, sempre nel ritiro di S. Angelo, viene
abbracciato dal Crocefisso.
1768 - La Congregazione è "molto benedetta
da Dio". Alla fine dell'anno i religiosi professi sono
130 distribuiti in 12 ritiri. I postulanti sono in continuo
aumento.
1769 - Clemente
XiV, con il Breve " Salvatoris et Domini nostri"
approva, per la terza volta e in forma solenne, le Regole.
Con la Bolla "Supremi Apostolatus" del 16
novembre 1769, approva la Congregazione. Paolo intona il Te Deum
di ringraziamento per tenti favori.
1775 - Il 29 agosto Paolo detta il "Testamento
spirituale" con il quale raccomanda la carità
fraterna, la cura della Congregazione, la riconoscenza per
i benefattori e l'amore appassionato alla Chiesa. Il 15
settembre, Papa Pio VI approva, per la quarta volta, le
Regole.
18 ottobre 1775 - Paolo della
Croce, in atteggiamento penitenziale e in
pace, muore a Roma nel rito dei Ss.
Giovanni e Paolo lasciando la
congregazione "ben stabilita".
|
|
S.Paolo
della Croce
alla
Civita
per
circa tre mesi
Quando
Paolo giunse alla Civita ne era cappellano
Don Erasmo Tuccinardi, che in seguito divenne suo
confessore e direttore spirituale. Alla
Civita la vita riprese come al solito, tra
penitenze, digiuni e lunghe orazioni mentali.
Sembra, anzi, che diventasse più austera, tanto
che lo stesso Don Tuccinardi, abituato a
mettere a dura prova la virtù dei romiti,
dovette togliere al Santo una terribile
disciplina con sette battenti a sei punte di
ferro ciascuno, intrisa di sangue, che conservò
presso di sé quasi fosse reliquia. I due
fratelli non trascurarono l'apostolato tra la
gente, che, mossa dalla fama della loro santità,
accorreva a sentirli o a chiedere consiglio,
conforto e speranza. Le molte persone
devote che lo avevano frequentato quando era alla
Madonna della Catena di Gaeta, cominciarono a
frequentare anche alla Civita. Ma il santuario
della Civita non permetteva a Paolo della Croce
di nutrire alcuna speranza per stabilire lì
la Congregazione che Paolo voleva fondare.
Non restò che emigrare altrove. |
 |
Lapide
che indica il vano - a destra
del portico della chiesa - abitato da San Paolo
della Croce con il fratello Giovanni
Battista |
|
Preghiera
a
S. Paolo della Croce
O
glorioso S. Paolo della Croce, che meditando la passione di Gesù Cristo,
salisti a sì alto grado di santità in terra e di felicità in cielo, e
predicandola offristi al mondo il rimedio più efficace per tutti i suoi mali,
ottienici la grazia di tenerla sempre scolpita nel nostro cuore, perché
possiamo raccogliere i medesimi frutti nel tempo e nell'eternità. Amen
|
Punti
chiave della spiritualità
di
San Paolo della Croce |
 |
1. Abbandonarsi a Dio
La più grande perfezione di
un'anima consiste in un vero e totale abbandono
fra le mani del Sommo Bene. Questo abbandono
comporta una perfetta rassegnazione alla volontà
divina in tutto ciò che accade.
Umiliatevi molto quando credete
di ricevere qualche grazia da Dio. Talvolta ci
sembra che qualche grazia ci sia concessa per le
nostre preghiere, mentre sono altri servi di Dio
che pregano. Oh! quanti che sembravano forti come
i cedri del Libano sono caduti!
Un granellino di orgoglio può
far cadere una grande montagna di santità, e
perciò dovete tenervi nascosto a tutti e
ritirarvi nella fortezza del Cuore purissimo di
Gesù; là sarete libero da ogni male.
Non vi turbate per le aridità
che provate nell'orazione, e anche delle
distrazioni quando sono involontarie. E' con
questo mezzo che Dio purifica il cuore, affinché
sia più disposto a unirsi più perfettamente al
Sommo Bene. In queste occasioni, ravvivate
dolcemente la fede, immaginatevi di essere sul
Calvario e rivolgete tutti i vostri pensieri e
sguardi d'amore a Gesù crocifisso.
2. Con la preghiera
E' cosa eccellente e santissima
pensare alla Passione del Salvatore e meditarla.
Questo è il mezzo per arrivare all'unione con
Dio. Ma bisogna notare che l'anima non può farlo
sempre come all'inizio, ed è per questo che
bisogna assecondare gli impulsi dello Spirito
Santo e lasciarsi guidare secondo il suo volere
Se non potete meditare altro che sulla santissima
vita, Passione e morte del Salvatore, continuate
con la benedizione del Signore, perché è a
questa santa scuola che s'impara la vera
sapienza, è qui che i santi si sono istruiti.
Accade talvolta che ci si trova
in un tale stato di spirito che sembra che non si
possa fare proprio niente: non si potrà
meditare, si avrà una grande oscurità di
spirito, con tante distrazioni, e con tale
disgusto da aver voglia di fuggir via. Ecco la
maniera di regolarsi in queste occasioni. Vi
siete proposto di meditare, per esempio, la
dolorosissima flagellazione di Gesù, ed ecco che
provate una tale dissipazione di spirito che non
sapete come fare per meditare. Tenetevi allora
dolcemente alla presenza di Dio, ravvivate la
fede senza sforzo di testa o di petto, credendo
fermamente che il Dio che amate è tutto dentro
di voi, fuori di voi, nel vostro cuore, nella
vostra anima, nel vostro corpo, dappertutto; e così
inabissato nell'immenso mare del suo amore, ben
raccolto, con grande fede e riverenza, parlate in
spirito col vostro Dio sul soggetto della
meditazione. Per esempio: Ah! mio dolce Signore,
caro Gesù! quale strazio non avete provato nella
vostra orribile flagellazione! E perché mai
resta così insensibile il mio cuore?! Questi
colloqui devono esser fatti con grande soavità
di spirito, e se allora sentite che il cuore si
riempie di compassione, di pace o di altro
sentimento che Dio vorrà, fermatevi così tutto
raccolto in Dio come un'ape sul fiore e succhiate
il miele del santo amore in devoto silenzio.
3. Stando sulla Croce
Mi rallegro che Dio vi distacca
da ogni soddisfazione per insegnarvi a servirlo
con una maggiore purezza d'intenzione. Oh! quanto
è bene restare sulla croce con Gesù senza
vederlo e senza gioirne! Questa è la via breve
per arrivare a quella felice morte a tutto il
creato, per unirsi in tutta purezza al Bene
increato e immenso. Quando l'anima si trova in
questo stato di privazione, non bisogna fare
altro che ravvivare dolcemente la fede alla
divina presenza e tenersi abbandonato in Dio, in
questo oceano immenso d'amore, senza cercare il
proprio piacere ma il volere di Dio. Soprattutto,
voglio che nelle vostre comunioni non cerchiate
di sentire un certo sapore dolce anche al palato.
Oh! quante illusioni vi si possono trovare! Il
gusto di Gesù Eucaristia non si sente con la
bocca materiale, ma col palato della fede e
dell'anima. Il vero modo di gustare Gesù è di
inabissarsi tutto in lui, trasformandosi in lui
per amore, così da rendersi tutto divinizzato.
Questo lavoro, il dolce Salvatore l'opera in noi,
ma gli occorre anche la nostra cooperazione, con
l'esercizio delle sante virtù. Riguardo ai mali
del corpo, abbandonatevi interamente
all'obbedienza al medico; ditegli fedelmente le
vostre indisposizioni in termini modesti.
Non rifiutate i rimedi, ma
prendeteli nel calice amoroso di Gesù, con volto
sereno e dolce. Siate riconoscente verso chi vi
cura, siate condiscendente a prendere ciò che vi
si da come rimedio; siate insomma come un bambino
che si abbandona in tutto fra le braccia e sul
seno di sua madre. Restate nel vostro letto come
sulla croce.
Oh! che belle virtù si possono
praticare nella malattia! Soprattutto l'amore
della propria abiezione, la gratitudine, la
dolcezza di cuore verso quelli che vi curano; una
totale sottomissione al medico e all'infermiere,
sempre con un viso gioviale. Vivete dunque tutto
riposato nel cuore dolcissimo del Sommo Bene.
Felici sono quelli che restano volentieri
crocifissi con Gesù. Che voglio dire? Felici
quelli che sono fedeli a soffrire ogni pena per
amore di Gesù. Oh! che grandi tesori si
acquistano restando in preghiera aridi e
desolati! Bisogna soffrire la prova che viene da
Dio. Infelici quelli che, nella prova,
abbandonano il cammino iniziato, perché cadranno
poi nell'iniquità.
4. Per conformarsi alla Divina
volontà
La tentazione contro la fede è
la meno pericolosa e porta grandi beni all'anima
che è fedele a combatterla. Le altre tentazioni,
se si è fedeli a combatterle, fanno anch'esse un
gran bene; ci umiliano, ci istruiscono, ci
purificano come l'oro nel fuoco. Siate molto
umile, ma di quell'umiltà vera del cuore che
rende l'anima amica del proprio disprezzo e
sottomessa a tutti.
La virtù più gradita a Dio è
la rassegnazione alla sua santa volontà. Molto
spesso Dio ci da il desiderio di fare grandi
cose, ma non vuole che siamo noi a farle. Succede
anche spesso che noi domandiamo una grazia e Dio
ce la concede in un'altra maniera, perché questa
contribuisce di più al nostro maggior bene. Le
tentazioni si vincono con l'umiltà
e il santo timore di Dio; il demonio ha paura
degli umili che diffidano di sé, li teme e li
fugge.
Nelle tentazioni, ritiratevi sul
Calvario e rifugiatevi nel costato purissimo di
Gesù e poi fatevi beffe del demonio. Soprattutto
non lasciate mai l'orazione, quand'anche doveste
soffrirvi le pene dell'inferno. Fate le vostre
azioni con purezza d'intenzione, per amore di
Dio, e lasciate gridare il demonio quanto vuole.
Il modo migliore per fugare le illusioni è
umiliarsi molto, diffidare di sé, conoscere il
proprio nulla, annientarsi davanti a Dio e
abbandonarsi con fiducia filiale fra le sue mani
divine. Non vi curate se le vostre pene sono
grandi o piccole, non lo desiderate nemmeno, ma
amate in esse solo la Divina Volontà, senza fare
altre riflessioni.
5. Come Gesù
Come il caro Gesù ha voluto che
la sua santissima vita sulla terra passasse
sempre in mezzo a pene, fatiche, sforzi, angosce,
disprezzi, calunnie, dolori, flagelli, chiodi,
spine fino all'amarissima morte in croce, così,
egualmente, quelli che si avvicinano a lui devono
condurre la loro vita in mezzo alle pene.
Ma, oh gran Dio! che ne sarà dei
nostri cuori quando nuoteremo in quel mare
infinito di dolcezza! Che sarà quando, lassù in
ciclo, saremo tutti trasformati in Dio per amore
e riceveremo in compenso quel bene infinito che
è la ricompensa del nostro Dio! Che sarà quando
canteremo per tutta l'eternità le divine
misericordie, i trionfi dell'Agnello Immacolato e
della nostra Madre, la santissima Vergine Maria!
Che sarà quando canteremo senza mai cessare
quell'eterno trisagio: Sanctus, Sanctus, Sanctus!
Quando, insieme ai santi, canteremo i dolcissimi
Alleluja del cielo! Che ne sarà dei nostri cuori
e del nostro spirito quando saremo più uniti a
Dio di quanto il fuoco è unito al ferro rovente
che, senza cessare di essere ferro, sembra tutto
fuoco! Amiamo dunque Dio, facciamoci molto
piccoli e Dio allora ci farà grandi.
|
Testamento
Spirituale
di S.Paolo della Croce
ossia ricordi lasciati da S.Paolo della Croce
ai suoi religiosi prima di morire
(29 agosto 1775).
«Appena giunto il sacerdote nella sua stanza con il SS.Viatico, il
P.Paolo, che non si poteva quasi muovere dal letto per i suoi mali, al
veder presente il suo amoroso Redentore, con gran vivacità e fervore alzò
le braccia in segno di devozione ed amore, dicendo con tutto il cuor sulle
labbra: Ah Gesù mio caro, io mi protesto che voglio vivere e morire nella
Comunione di Santa Chiesa. Detesto ed abomino ogni errore. Di poi recitò
ad alta voce il simbolo degli Apostoli, accompagnando ogni parola con gran
sentimento di cuore; e quindi, perché ne era stato istantaneamente
richiesto e perché era attualmente di tutti il Superiore e il Padre,
diede, alla presenza di Gesù Sacramentato, gli ultimi e principali
ricordi, che nel tempo stesso da due Religiosi, dall'infermo non veduti,
erano fedelmente scritti nella contigua cappella» (Vita del Santo,
scritta da S.Vincenzo Maria Strambi, pag. 184).
1° Prima di ogni
altra cosa vi raccomando assai la carità fraterna... Ecco, fratelli miei
dilettissimi, quello che io desidero con tutto l'affetto del povero mio
cuore da voi che vi trovate qui presenti come da tutti gli altri che già
portano quest'abito di penitenza e lutto in memoria della Passione e morte
di Gesù Cristo nostro amabilissimo Redentore, e da tutti quelli che
saranno chiamati da Dio a questa povera Congregazione e piccolo gregge di
Gesù Cristo.
2° Raccomando
poi a tutti e specialmente a quelli che saranno in ufficio di Superiori,
che sempre più fiorisca nella Congregazione lo spirito dell'orazione, lo
spirito della solitudine, e lo spirito della povertà; e siate pur sicuri
che, se si manterranno queste tre cose,
la Congregazione
fulgebit in conspectu Dei et gentium.
3° Raccomando
con gran premura un filiale affetto verso
la Santa Madre
Chiesa, ed una intierissima sommissione al capo di essa, il Sommo
Pontefice; per il quale effetto pregheranno giorno e notte, e procureranno
di cooperarvi e di aiutare le anime a salvarsi, per quanto potranno,
secondo l'Istituto, promuovendo nel cuore di tutti la devozione alla
Passione di Gesù Cristo e ai dolori di Maria Santissima.
4° Raccomando
a tutti l'osservanza delle Regole e niuno dica: De minimis non curat
praetor. Faccia ognuno conto delle cose piccole e amino
la Congregazione
come madre.
5° (I
Superiori) tengano conto del buon grano, e lontana la zizzania.
6° Domando
poi perdono, colla faccia nella polvere e con pianto del mio povero cuore,
a tutti in Congregazione, sì presenti che assenti, di tutti i mancamenti
da me commessi in quest'ufficio, che per fare la volontà di Dio ho
esercitato in tanti anni... Sì, mio caro Gesù, io, benché peccatore,
spero di venire presto a godervi nel santo Paradiso, darvi, nel punto
della mia morte, un santo abbraccio, per stare poi sempre unito con voi in
perpetuas aeternitates... E vi raccomando adesso per sempre la povera
Congregazione, che è frutto della vostra Croce, Passione e Morte. Vi
prego a dare a tutti i Religiosi e benefattori di essa la vostra santa
benedizione.
7° E voi, o
Vergine Immacolata, Regina dei Martiri, per quei dolori che provaste nella
Passione del vostro amabilissimo Figlio, date la vostra materna
benedizione a tutti, mentre io li ripongo e lascio sotto il manto della
vostra protezione.
Ecco, dunque,
Fratelli miei cari, quali sono i ricordi che io vi lascio con tutto il
povero mio cuore. Io vi lascio e vi starò attendendo tutti nel santo
Paradiso, dove pregherò per
la Santa Chiesa
, per il Sommo Pontefice, nostro Santo Padre, per
la Congregazione
e benefattori: e vi lascio tutti, presenti ed assenti, colla mia
benedizione.
Benedictio Dei Omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti,
descendat super vos et maneat semper.
(Process. Apost. - Summ. pag. 863 e segg.)
|

|
|